In cammino

SCELTE ED OBIETTIVI DI MEDIO LUNGO PERIODO

Vorrei tentare di proporre alcune riflessioni e pensieri che considero importanti in questa fase del cammino associativo. Lo scopo è quello di leggere il cammino che l’Associazione ha intrapreso per guardare al futuro, per cogliere nella direzione di marcia, i punti salienti che devono vederci attenti nell’esercizio della ns. responsabilità.

Riepiloghiamo il cammino che abbiamo fatto, indicando le priorità del cammino di quest’anno. La trilogia presidenza, percorsi, adulti, ha lo scopo preciso di vivere bene l’esperienza associativa, affinché sia un’esperienza di qualità, fruibile ai vari livelli.
E’ necessario avere chiari i fondamentali che sono alla base di questi importanti obiettivi.


Non si tratta di considerare solo ciò che manca per fare in modo che la vita di presidenza sia vissuta in pienezza, che i percorsi vengano concretamente programmati ed attuati, che la questione adulti sia quanto meno colta nella sua valenza formativa/educativa. Tutto questo va tenuto ben presente. Ma c’è un di più. E il di più è capire che tutto questo sforzo è necessario affinché l’Azione Cattolica rappresenti, pur in un contesto associativo non facile, ancora uno strumento popolare e propulsore, di avanguardia nell’ambito del cammino pastorale delle ns. parrocchie ed unità pastorali e nel contempo sia effettivo luogo di relazioni estroverse verso la società. Certo ci sono dei pesi da portare. La scelta di decentrarci, di stare sul territorio – così come l’abbiamo denominata – non è una scelta casuale. Siamo tutti cosciente che la vita vera dell’ACI non sta a Vicenza, ma a Chiampo, a Sandrigo, a Roncà, a Campodoro, etc. Il desiderio concreto è che la vitalità che si sprigiona nel lavoro associativo sia sempre più fondata su convinzioni condivise, su un’ACI che pensa quello che fa e soprattutto desidera davvero essere strumento ed occasione per far crescere la nostra sequela al Signore, convinti come siamo che proprio nella vita secondo lo Spirito, nella vita comunitaria, risiedono i valori profondi di quello che siamo.

La lettera del Papa all’Azione Cattolica del 6 maggio scorso, nel corso della XIV Assemblea Nazionale, è stata un prezioso contributo di attualizzazione e di ripensamento del nostro essere Associazione ecclesiale. Sono state ribadite dal Papa alcune solide radici della nostra peculiare vocazione associativa ma nel rileggerle e ripresentarle alla nostra attenzione sono state ri-centrate nel contesto sempre nuovo di una vita ecclesiale e di una presenza nel mondo che necessitano di una sensibile e vera dimensione missionaria.

Vorrei semplicemente commentare le sollecitazioni del Papa verso l’impegno sociale e politico, verso il bene comune. Innanzitutto mi pare di cogliere la valenza educativa come dato di novità nella continuità. Se si è parlato di emergenza educativa in questi anni complicati e difficili, certo non di meno si può pensare di non cogliere in questa sollecitazione del Magistero del Papa, una altrettanto emergenza educativa e formativa nel campo sociale e politico a tutti i livelli, per tutte le età.
Quando si parla di emergenza nel campo dell’impegno sociale e politico non si fa solo riferimento al contesto generale in cui la società e la politica si esprimono. Credo sinceramente che nel contesto della nostra società del benessere (mi riferisco soprattutto all’Europa) c’è una sorta di smarrimento nella gente comune della coscienza civile, dei valori che presiedono alla convivenza civile e il servizio al bene comune.

Un indice particolarmente evidente a tutti, è dato dal proliferare di espressioni politiche particolaristiche e localistiche e anche a fenomeni di raggruppamenti politici con marcate visioni egoistiche, per non dire xenofobe in taluni casi. Questi sono chiari segnali che mettono in evidenza una politica con chiare dimensioni di difesa, di chiusura. Tutto questo è assolutamente deleterio perché in questo modo no si può parlare di una politica al servizio del bene comune. Certo queste considerazioni a prima vista sembrano troppo ampie rispetto al contesto in cui vive e si attiva l’Azione Cattolica oggi, nella realtà delle nostre città, regioni e nel contesto del nostro Paese.

Però cosi non è: l’Azione Cattolica, proprio perché vive nei territori, ha una grande capacità di intercettare il senso comune del pensiero della gente e può offrire contenuti e proposte tese a dare valore alla legalità, al rispetto dell’altro, alla solidarietà, all’accoglienza, al costruire ponti di convivialità tanto necessari per costruire una società sana e capace di guardare al mondo con uno sguardo di speranza. Nel concreto l’ACI può svolge due cose semplicissime: favorire il dialogo, offrire spunti ed idee su temi concreti delle vita quotidiana.

La crisi economico finanziaria che nelle nostre terre ha dei connotati e dei segnali di difficoltà “invisibili”, sta mettendo a nudo, nel complesso delle relazioni sociali, una situazione di “imballamento” di tutte le Istituzioni, quelle locali come di quelle nazionali ed europee, sia le stesse relazioni tra Paesi e popolazioni. L’egoismo collettivo di cui si è fatto cenno è la chiara espressione di questa situazione di incapacità di dare contenuti di fiducia.

La responsabilità dei credenti e, in particolare, dei cattolici diventa non solo un impegno ma una vera e propria necessità, un dovere civico, perché abbiamo a cuore il bene, le sorti e il futuro del nostro Paese, dell’Europa e del mondo intero. Vari segnali lo hanno testimoniato: dagli interventi del S. Padre Benedetto XVI ai diversi contributi offerti dalla CEI e dal Presidente Angelo Bagnasco. L’incontro di Todi e non solo, sono stati dei passi importanti quanto meno per instaurare un dialogo efficace tra le diverse componenti che costituiscono la comunità cristiana.

Tre semplici considerazioni mi sembrano opportune partendo da una prospettiva di medio lungo periodo e con un’ottica associativa, necessaria per fornire qualche spunto e qualche ricaduta nella concretezza dell’ordinarietà ecclesiale.

Dare valore al ruolo dei laici e alla laicità della politica non è un fatto scontato.
Se sui contenuti e sui valori e principi il ruolo dei Pastori è necessario e doveroso, nelle scelte concrete spetta ai laici cimentarsi, individuando o favorendo percorsi e strade condivise e se, necessario, anche mettere in guardia o prendere le distanze.

– C’è bisogno di novità di persone che si impegnino per il bene comune;
c’è necessità di rinnovamento della classe dirigente; c’è una grande necessità di metodi nuovi che favoriscono l’ascolto, il dialogo, il confronto e non la polarizzazione. La mediazione politica è un aspetto fondamentale che va di pari passo con i contenuti. E questo non riguarda solo i vertici delle Istituzioni politiche ma anche e soprattutto l’impegno dei singoli e di gruppi di cittadini all’interno della scuola, del mondo del lavoro, del sindacato, dei partiti, etc. Una nuova classe dirigente non nasce dalla sera alla mattina. Ci vuole il giusto tempo e percorsi seri da un punto di vista formativo e di esercizio partendo dai livelli di base.

– Esiste anche una responsabilità concreta da parte dell’associazionismo di società civile la necessità di coltivare il piano “pre-politico” (sollecitazione evidenziata nel Convegno di Verona) che è un giusto ambito per preparare al servizio politico.
Il Concilio ci ricordava appunto il ruolo dei cosiddetti “corpi o istituti intermedi” (Gaudium et Spes n. 75).
Quest’ aspetto consente anche all’Azione Cattolica di essere presente nel dialogo con la realtà sociale, fornendo un contributo, credo, qualificato e fondamentale.

Mi pare di poter dire che tutte queste considerazioni sono aspetti che riguardano il valore associativo dell’Azione Cattolica.
Aderirvi è sapere e conoscere la bellezza dello stare insieme, di fare un tratto di strada insieme in questo tempo variegato e complesso ma ricco di opportunità, ma di fare un tratto di strada da persone pensose che sanno crescere in idee e progetti da mettere a frutto e a disposizione delle nostre comunità e del mondo intero.
LT

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