01/95/2024 – S. Giuseppe lavoratore – Rito Ambrosiano

Gv 12, 20-28

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.

Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato.

In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.

Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

#donogratuito #benechevaoltre #pienezza

La pagina di oggi ci invita a riflettere su cosa significhi essere dono gratuito per portare frutto. Gesù usa la metafora del chicco di grano, una chiamata ad offrirsi totalmente nella vita
per trovar pienezza.

Ad un primo sguardo sembra una richiesta spropositata, inconcepibile, che sembra snaturarci.
Chi vorrebbe perdere la vita? Un’affermazione di tal genere ci spaventa, tendiamo giustamente a rifiutarla per istinto di sopravvivenza. Lo sa bene anche Gesù che nel Getsemani vive il dolore e la tentazione di lasciar passare da sé un calice amaro.

Allo stesso tempo, però, nella frase di Gesù c’è qualcosa che ci attrae e che ci invita ad analizzarla da più vicino perché ne facciamo esperienza nella nostra quotidianità. Tanti sono gli esempi che la incarnano e che ci fanno meravigliare e stare a bocca aperta: l’amore incondizionato di una mamma che si prende cura con dolcezza di un figlio o la tenerezza con
cui un padre gli insegna qualcosa di nuovo. La vicinanza di un amico anche quando siamo insopportabili e ispidi come un istrice o un gesto inaspettato di un collega che ci vede abbattuti. La premura di un medico che accompagna un proprio paziente durante una malattia o la passione con cui un insegnante si dedica ai propri alunni.

Questi avvenimenti che incrociamo sul nostro cammino ci indicano che c’è un bene che va oltre e che non è necessario essere perfetti, ma lasciarci guidare dalla proposta di essere dono perché “Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore”.(Giovanni della Croce).

Nella giornata di oggi lasciamoci guidare da una frase del cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Văn Thuận che afferma: “Vivi il presente, colmandolo d’amore”.
Questa è la sapienza di Dio che Gesù è venuto a rivelarci, un invito ad essere capaci di amore, anche quando tutto sembra perduto o ci direbbe di lasciare perdere. La sua Luce ci dice che ne vale la pena perché proprio lì potremo trovare pienezza.

01/05/2024 – S. Giuseppe Lavoratore

“In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.” (Matteo 13,54-58).

#diffidenza #incredulità

“Da dove gli vengono allora tutte queste cose?” La diffidenza non ha mai limiti! I concittadini di Gesù, falegname con Giuseppe suo padre putativo, sono sorpresi dalla sua autorevolezza, le sue profonde riflessioni e dalle sue opere.

Certo c’è incredulità, ma perché di fronte all’evidenza di chi fa il bene si fanno le pulci? E addirittura ci si stupisce richiamando la famiglia di Gesù. Solo quando non si hanno argomenti e si è presuntuosi possono essere espresse considerazioni e riferimenti come quelle che meditiamo nell’Evangelo.

Che cosa ricaviamo dalle parole di Gesù? Non illudiamoci, il profeta non è mai ben accetto tra i suoi.  É triste doverlo riscontare. Gesù si prepara ai voltafaccia a partire dei suoi più vicini conoscenti.

PS. Bisognerebbe ricordare che Gesù ha trascorso buona parte della sua esistenza a lavorare da falegname, una professione che allena spiritualmente al pensiero, alla pazienza, alla precisione, al confronto, doti queste che non devono mai mancare a chi crede nel Signore!

Immagine: Modesto faustini, storie di san giuseppe, 1886-90, bottega di giuseppe falegname con maria e gesù bambino.