04/05/2024 – Sabato della 5ª Settimana di Pasqua

“Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”.” (Giovanni 15,18-21).

#umiltà 

La Parola chiave dell’Evangelo di oggi, possiamo dire, è l’umiltà. Ci si inchina di fronte all’umiltà perché soprattutto si riconosce che c’è qualcosa che ci supera, c’è un oltre.

Un servo non è superiore del suo padrone vuol dire che per essere umili, come credenti, dobbiamo riconoscere la presenza del Signore che si fa ultimo tra gli ultimi, perseguitato, contestato e crocefisso per amore.

L’umiltà è una virtù che chiede di essere sempre capaci di fare spazio. Oggi noi ne siamo capaci?

Immagine: Del Parson – Gesù lava i piedi agli apostoli – 1983 (pittore americano – cfr. Wikipedia).

04/05/2024 – Sabato della 5ª Settimana di Pasqua – Rito Ambrosiano

Giovanni 13, 12a. 16-20

In quel tempo. Quando ebbe lavato i piedi ai discepoli, il Signore Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato.

Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.

In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò,
accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

 #peramore #comeLui #fedeliEcustoditi #chinarsiPerSerivre

Il passo del Vangelo di oggi si colloca al termine del gesto della lavanda dei piedi e non si può comprendere se non facendo riferimento ad esso. Le cose da sapere e da mettere in pratica non sono altro che il comportamento imprevedibile e scandaloso del Maestro che invece di mettersi in una posizione di superiorità, si umilia fino al punto da lavare i piedi, come farebbe uno schiavo. Se il Figlio di Dio si è abbassato tanto per amore dei discepoli, a maggior ragione essi devono servirsi reciprocamente. Gesù ha dato l’esempio che essi devono imitare: devono amarsi come Lui li ha amati e devono prestarsi ai più umili servizi, a imitazione di Gesù che è venuto per servire.

Con l’esortazione alla pratica dei suoi insegnamenti, Gesù intende rivolgersi soprattutto al discepolo che sta per tradirlo, precisando che non intende parlare di tutti i discepoli. Questi, infatti, tranne Giuda, hanno osservato la Parola di Dio e hanno creduto nell’inviato del Padre. Gli undici apostoli fedeli a Gesù sono stati custoditi dal Figlio di Dio e il Padre li preserverà dal maligno.

Questo passo di Giovanni ci fa riflettere su quale dovrebbe essere il vero potere per un cristiano: Gesù ci insegna che il vero potere non è altro che chinarsi per servire, con umiltà.

Ci domandiamo allora: come comunità cristiana viviamo concretamente questo inequivocabile comando di Gesù? Chi esercita l’autorità all’interno della Chiesa la incarna con questo stile? Quante contraddizioni, quante inadempienze…

Eppure il Signore si china su questa Chiesa e quindi anche su ciascuno di noi, ancora una volta, a lavare i nostri piedi. Se lo accogliamo, accoglieremo anche Colui che lo ha mandato.