“In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».” (Giovanni 16,5-11).
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L’Evangelo di Giovanni che oggi meditiamo è un invito rivolto ai suoi discepoli a comprendere che il cammino di Gesù volge ormai al suo compimento.
La comunità giovannea medita che Gesù lascia la sua missione accanto ai discepoli invitandoli a capire che dopo di Lui verrà donato il Paraclito, lo Spirito di D-o.
Gesù ci consegna tre sintetiche riflessioni sul peccato, la giustizia e il giudizio.
Il mondo è nel peccato perché non riconosce il bene e l’amore donato da Gesù. Riguardo la giustizia, Gesù ci rammenta che è nell’andare al Padre, nel riconoscere il rispetto reciproco e la dignità umana che si scopre l’unità tra il Padre e il Figlio. Infine, riguardo al giudizio, Gesù ci ricorda che è già stato condannato perché il bene e l’amore sono scandalo per il mondo.
Se tentiamo di esaminare il comportamento di noi umani nell’oggi della storia, non ci sono dubbi che le parole di Gesù sono profezie di triste attualità.
Immagine: Giotto | Giudizio universale, affresco nella Cappella degli Scrovegni a Padova