21/05/2024 – S.S. Cristoforo Magallanes e Compagni martiri messicani

“Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».” (Marco 9,30-37).

#servitori #umiltà

Il cammino di fede che scaturisce dopo la Pentecoste e che l’Evangelo di oggi ci consegna, ci richiama a non pensare ad essere i primi e i privilegiati, ma a servizio degli altri.

Gesù profetizza la conclusione della sua missione e anche della sua vita. I discepoli parlano d’altro, si ritengono fortunati e sicuri di loro stessi e si chiedono chi è il più grande. Ed è in questo contesto che Gesù li aiuta a cambiare prospettiva. Oggi meditiamo la logica dell’Evangelo di Gesù.

L’umiltà é il segno del credente credibile!

Immagine: Giovanni Battista Caracciolo – Lavanda dei piedi – 1622 – Museo Nazionale San Martino Napoli.

21/05/2024 – S.S. Cristoforo Magallanes e compagni martiri – Rito Ambrosiano

Lc 12, 35-38

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che
aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

#beati #siamoSuoi

Felici! Beati noi quando il padrone tornerà e ci troverà con le lampade accese.
Gesù ci sta svelando il segreto della beatitudine: attendere lo sposo come se stesse per giungere da un momento all’altro.

Penso ai genitori che osservano con ansia i mesi di crescita dei propri bambini cogliendo ogni piccolo cambiamento, alle madri che stanno sveglie ad attendere i figli usciti il sabato sera con gli amici, a quelle mogli e a quei mariti che stanno in attesa del quotidiano ritorno del loro compagno come fosse una festa o ancora agli amici che sanno aspettare il loro incontro con trepidazione.
Questo è l’atteggiamento che Gesù ci suggerisce di avere:

-riconoscere di essere “servi” che attendono il ritorno del loro padrone, perché è Lui che dà senso al nostro vivere e perché la nostra vita è davvero a imitazione di Cristo se è “tutta servizio” e “tutta dono”
-vivere con trepidazione l’attesa di ogni incontro con Lui che si fa vicino nella Parola, nell’Eucaristia, nel rumore sottile dei passi del vicino che chiede un momento di ascolto o nel povero che si fa incontro sulla nostra strada
vivere ogni istante con pienezza, non perché dobbiamo essere pronti al Suo ritorno, ma perché la beatitudine può essere già “qui e ora”

E allora potremo dirci davvero beati, ogni giorno, perché -come ci dice la lettura di oggi del libro dell’Esodo- siamo suoi e Lui ci solleva come su ali d’aquila:

“Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli …