03/06/2024 – S.S. Carlo Lwanga e compagni martiri

“Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità.” (2ª Pietro 1,2-7).

#impegno

Per essere costruttori di bene, per vivere secondo la virtù evangelica di essere liberi dal desiderio di potere e di possedere è necessario meditare le parole consequenziali della 2ª lettera di Pietro.

Non ci sono ulteriori commenti alle parole della Lettera di Pietro se non impegno a renderle concretamente visibili nel nostro quotidiano.

Occorrono impegno, volontà, desiderio interiore di migliorare noi stessi, per vivere una fede che ci aiuti a diventare testimoni credibili.

Immagine: Allegoria delle virtù di Raffaello Sanzio (1511), Stanza della SegnaturaCittà del Vaticano: da sinistra si riconoscono la Fortezza, con l’elmo in testa ed un ramo di rovere, la Prudenza, vestita di verde e bianco, e la Temperanza, che impugna le redini (non presente nel dipinto la Giustizia raffigurata a parte sul soffitto).

03/06/2024 – S.S. Carlo Lwanga e compagni martiri – Rito Ambrosiano

Lc 5, 1-6

In quel tempo. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, il Signore Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.

Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

#follacheopprime #barca #Gesùnellanostravita

Due aspetti su cui focalizzare oggi l’attenzione.
Il primo: quante volte siamo folla che opprime la Parola del Signore, che si accalca, urla, spintona per conquistare la vicinanza a Dio, senza comprendere che ciò che serve per ascoltare è un atteggiamento tutto diverso….senza comprendere che è necessario mettere da parte la nostra sete sfrenata di risposte e di “pronti interventi”…. che il Signore, per parlarci efficacemente ha bisogno di silenzio e spazio per Lui. Quel silenzio e quello spazio che ci costringono a metterci faccia a facciacon la nostra vita e che in qualche misura temiamo ed evitiamo.

Il secondo: la barca di cui si serve Gesù per allontanarsi e guardarci tutti in faccia, prendendo la giusta distanza che consente però a Lui di avere una visione completa sulla nostra vita, è la nostra vita stessa. Gesù si serve della nostra vita per parlarci. Ci entra dentro in modi inaspettati e spesso scomodi.

E’ significativo pensare che la barca, la nostra vita, guidata da noi fino all’attimo prima, è giunta alla riva vuota, sterile, povera. Si rischia di giungere così alla fine della vita, che non sappiamo quando sarà: come una barca che ha navigato invano attraversando tempeste che non ci hanno portato a nulla.
Quanto è confortante sapere che facendo entrare Gesù sulla nostra barca, mettendo Lui come timoniere della nostra vita, il nostro viaggio su questa Terra acquisirà un valore inestimabile. Ci consentirà di attraversare tempeste e luoghi sconosciuti, crescendo nel Suo Amore. Diventando ogni giorno più colmi di ogni bene.

Chiediamo, quindi, questo oggi al Signore: sali, entra in questa barca traballante, appoggia le tue mani sulle mie e aiutami a condurre la mia vita sulla strada che Tu hai pensato per me.