22/06/2024 – S. Paolino da Nola – S.S. Giovanni Fisher e Tommaso More – Rito Ambrosiano

Giovanni 10,14-18

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai farisei: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il
potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

#pastorebuono #darelavita #prendersiCura #intimeconoscenza 

Gesù qui si propone come il “pastore buono” cioè come il pastore secondo il cuore di Dio. Innanzitutto, perché capace di “dare la propria vita per le pecore” La prima qualità del pastore buono non si esprime solo in un’azione, ma in un atteggiamento che è alla base della bontà e dell’efficacia di tutte quelle azioni di cura concreta con cui egli assisterà le sue pecore. “Dare la vita” è infatti un’espressione che si ripete come un ritornello e che in questi pochi versetti leggiamo tante volte.  Gesù è il pastore buono perché ha dato e continua a dare la propria vita per il gregge. La sua capacità di “nutrire” il gregge, di prendersene cura senza servirsene, ha qui la sua origine.

Gesù si prende davvero cura del gregge. Una cura possibile grazie all’intima conoscenza tra il pastore e le pecore: “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”. Una conoscenza che dice autenticità di relazione, partecipazione alle vicende dell’altro, cioè compassione.
Ma mentre si prende intima cura delle pecore vicine, pensa e porta nel cuore quelle lontane.

Ecco, quindi, la figura di un Padre Pastore buono. Si tratta di un pastore che vede lontano, che va oltre ed è capace di uno sguardo che sa andare oltre i recinti che noi esseri umani costruiamo e nei quali spesso ci rinchiudiamo. Gesù ci ama molto, pensa a noi e si preoccupa.
Ma noi pecorelle ci lasciamo “curare” ? Ci affidiamo a Lui?

Il Risorto è il pastore buono che dimora tra i suoi per consegnare loro, ogni giorno, la vita che è in lui,
perché anch’essi possano viverne e vivere in pienezza.

21/06/2024 – S. Luigi Gonzaga – Rito Ambrosiano

Luca 7, 24b-35

In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
“Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro.

A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.

Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

#conversioneEGioia #rifiuto #piccoliEPoveri

Leggendo questo brano, possiamo renderci conto che la gente del tempo di Gesù rifiutava il gioco di Dio e contrastava il suo disegno.
Dio li ha chiamati alla conversione e alla serietà per mezzo di Giovanni il Battista ed essi non lo hanno accettato perché lo ritenevano pazzo.
Li ha poi chiamati alla gioia e alla festa per mezzo di Gesù ed essi ancora non hanno accettato perché volevano un Dio severo.
Erano persone adulte che si comportavano come bambini capricciosi.

E noi? Che Dio vogliamo? Accettiamo il messaggio di conversione proposto da Giovanni Battista, riconoscendoci peccatori? Siamo disposti ad accogliere l’invito alla gioia proposto da Gesù?
Oppure critichiamo e rifiutiamo quello che Dio ci dà, lamentandoci e volendo sempre “altro”?

Luca ci ricorda che Gesù è amico dei pubblicani e delle prostitute; le sue compagnie preferite non erano proprio le più raccomandabili. Erano i più poveri e i più disperati.
Potremmo chiederci anche se la scelta delle nostre amicizie assomiglia a quella di Gesù.

Aiutaci, Signore, a farci piccoli e poveri, perché di essi è il Regno dei cieli!

20/06/2024 – Giovedì della 4ª Settimana dopo Pentecoste – Rito Ambrosiano

Luca 7, 18-23

In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».

In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.

Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”.

E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

#precursore #rivoluzionario #libertàdiCuore

Giovanni Battista, il precursore, ovvero “chi anticipa nel tempo idee, concezioni, scoperte che verranno realizzate pienamente in età futura; chi precorre, chi va innanzi ad altri”. Questa la definizione del vocabolario Treccani e che calza a pennello con l’immagine di quest’uomo singolare che i Vangeli univocamente ci rimandano.

Alla luce di questa definizione è lecita l’indagine condotta da Giovanni attraverso due dei suoi discepoli che vogliono sapere da Gesù stesso la conferma circa la propria identità di Messia: se il suo compito è quello di rivelare qualcosa che troverà compimento nel futuro, non può permettersi di sbagliare, fornendo indicazioni sbagliate…. In altri termini, non gli importa che il Messia sia proprio quell’uomo, figlio di sua parente Maria e del suo sposo Giuseppe carpentiere, nato e vissuto a Nazareth ecc. Lui o un altro non importa: “Sei Tu? Se no non c’è problema, ne aspettiamo un altro”….

Il dubbio nasce in Giovanni e nei suoi discepoli perché questo Gesù non corrisponde all’idea di Messia che alberga nel cuore di tutti da tempi lontanissimi: si aspettavano un uomo d’azione, un rivoluzionario, un sobillatore di folle, un combattente, un liberatore. Gesù è un uomo d’azione, ma il suo modo di agire non mira a sovvertire un ordine costituito; è un rivoluzionario, ma la sua è una rivoluzione nel modo d’amare e di relazionarsi con il prossimo; è un sobillatore di folle, ma lo fa trascinandole nell’ascolto di una verità che arriva dritta al cuore e si prende cura dei loro bisogni elementari; è un combattente, ma senza armi e violenza, solo con la tenerezza e lo sguardo mite di chi è attento all’uomo; è un liberatore, ma il potere e le catene che Lui distrugge è quello del male e del peccato.

Dunque, caro Giovanni Battista il precursore, Gesù ti manda a dire che è esattamente Colui che stavate aspettando, ma non secondo lo schema che stavate aspettando: e chiede di aprire gli occhi, di spalancare il cuore per guardare quello che compie e come lo compie e, non ultimo, nel nome di Chi lo compie. Dalle sue opere può essere riconosciuto. Accogliendolo per quello che è non sarà più scandalo, ovvero inciampo, ostacolo da aggirare, ma novità da accogliere, seguire, amare.

Chiede a noi la stessa cosa, la stessa liberà di cuore: chiede a noi di abbattere il pre-giudizio, il pre-concetto….quel pre che ci fa confezionare un Dio sulla nostra misura, invece di metterci alla sequela di Colui che compie il nostro destino di figli dello stesso Padre.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo.
Perché mi dai gioia, Signore,
con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani
Se i malvagi spuntano come l’erba
e fioriscono tutti i malfattori,
è solo per la loro eterna rovina,
ma tu, o Signore, sei l’eccelso per sempre (Salmo 92)

19/06/2024 – S. Romualdo

“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 6,1-6.16-18).

#giustizia #umiltà #nonessereammirati

L’Evangelo di oggi é di grande attualità e ci provoca molto rispetto al contesto attuale e anche riguardo a quanto quotidianamente vediamo e assistiamo.

Ci sono tre esempi lampanti della vita di chi è credente che ci sferzano: fare l’elemosina, pregare e digiunare.

Gesù ci dice che queste “pratiche” se non sono vissute con umiltà e anche nel nascondimento, ma servono per essere ammirati orgogliosamente, portano ad atteggiamenti ipocriti.

É duro sentirci dire queste cose, c’è poco da dire!

Sappiamo che Gesù mette in evidenza tutto questo proprio perché nel suo tempo le prassi, peraltro anche oggi, erano legate al farsi belli davanti alla gente per farsi ammirare. E questo, in particolare, nei contesti religiosi e comunitari.

La chiosa finale a queste riflessioni la recuperiamo dalle parole iniziali dell’Evangelo: nemmeno la giustizia davanti agli uomini per essere ammirati va praticata. Chi ha orecchie per intendere, intenda!

Immagine: Giotto – Il dono del mantello – 1296/1299 circa – Basilica superiore di Assisi

19/06/2024 – S.S. Proteso e Gervaso – Rito Ambrosiano

Luca 12, 1-8

Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia.
Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.
Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.

A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Si, ve lo dico, temete Costui.

Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.

Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio”.

#ipocrisia #bellezzadellaverità

In questo brano di vangelo, Gesù parla chiaro ai suoi discepoli condannando l’ipocrisia (dei farisei) perché è atteggiamento che nasconde la verità.
Gesù vuole la coerenza e non ciò che rimane nascosto; vuole che i discepoli siano sinceri e che non abbiano paura della verità.
Li invita a condividere con gli altri gli insegnamenti imparati da Lui, a non tenerli per sé ma a divulgarli.

E’ lo stesso messaggio che Gesù vuole lasciare anche a noi oggi, in questo tempo in cui è più che mai urgente essere cristiani veri, che non lasciano apparire le cose per ciò che non sono, ma che fanno trasparire la bellezza della sua verità.