31/03/2018 – Sabato della Settimana Santa ed Autentica

Il giorno del silenzio

C’é una croce
Ci sono croci
Sono vele sospinte
Dal vento dell’Eterno

C’é un sepolcro
C’é un giardino
C’é un dolore
C’é una speranza

Elohim
Elohim
Elohim
É Shabbat
del silenzio
del nascondimento

C’é il buio
L’oscurità del tradimento
L’oscurità della paura
L’oscurità della fragilità

C’é la luce
Fioca e tenue
In lontananza vedo
Il tuo volto di tenerezza
Immagino resurrezione

Dona il tuo amore
Dona il tuo bene
Dona la tua gioia

31/07/2016 – 18ª Domenica del Tempo Ordinario – Sant’Ignazio di Loyola

“E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».” (Luca 12,13-21).
Che cosa davvero conta nella vita? Possedere? Aver lavorato con sapienza, scienza, intelletto? (Qoelet 1,2; 2,21-23). Cercare le cose di quaggiù in terra? (Colossesi 3,1-5.9-11).
La risposta rischia l’ovvietà! Sappiamo bene che lasciamo tutto alla fine dei nostri giorni. Ma in verità riscontriamo, pressoché quotidianamente, che siamo condizionati dalla realtà che ci circonda e che il possesso é spesso il motore delle nostre inconsapevoli scelte.
La realtà della cupidigia é il velo che aggroviglia molte delle nostre azioni. Ci lasciamo prendere dal vortice delle cose e dal possederle. Talvolta desideriamo possedere anche l’altro da noi. Siamo anche ‘maestri’ nel fare lo stesso ragionamento dell’uomo ricco. Attenzione: non é sbagliato che l’uomo cerchi il meglio. Tutt’altro la ricerca di ciò che é buono e ci far star bene é legittima.
Si sbaglia quando desideriamo possedere e non siamo capaci di distaccarci dalla logica dell’avidità. Il possedere diventa quindi una forma di idolatria.
Allora come non lasciarsi prendere dalla bramosia del possesso?
Ci sono due chiavi di lettura che ci servono a dare senso alla nostra esistenza umana. La prima riguarda la necessità diventare uomini nuovi, ovvero rendersi conto della nostra piccolezza per orientarci verso il Signore.
La seconda riguarda il come orientarci: orientarci guardando le cose ultime della vita, quelle che contano. E della nostra vita ciò che conta é amore gratuito, gli affetti, fare del bene, aiutare il nostro prossimo, rispettare la creazione, amare il Buon D-o.

30/07/2016 – San Pietro Crisologo

“Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.” (Matteo 14,1-12).
É una brutta storia quella dell’assassinio di Giovanni Battista da parte di Erode. Una vicenda senza alcun significato se non quello dell’onore da parte del re, un re senza riferimenti alti e dissoluto. Giovanni lo aveva messo in guardia per aver scelto di convivere con la moglie del fratello. Ma pur ascoltando GiovannI, Erode non é in grado se non di dare lustro alla sua notorietà.
Tuttavia questa vicenda ha un motivo importante che bisogna tenere presente. La Parola e il discernimento evangelico richiedono la capacità di rimettersi in discussione. Ma che cosa é la conversione se non un continuo rimettersi in discussione, se non un raddrizzare il cammino della nostra vita. Per crescere come credenti, per mettersi alla sequela del Signore bisogna sempre fare discernimento e orientare la nostra vita verso il rinnovamento di noi stessi.
L’altro aspetto importante é quello di non mettersi le maschere. Proteggersi quietamente con le maschere ci crea all’inizio, sì, una protezione ma alla lunga ci allontana da tutto e da tutti.
Aiutiamoci a guardare alla vita con coscienza, accettando di essere corretti dagli altri fraternamente, anche se questo può far male.

29/07/2016 – Santa Marta

“Ella [Marta] aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».” (Luca 10,38-42).
Marta e Maria rappresentano i due volti della dimensione di fede del credente. Non é una disputa quella tra Marta e Maria ma un ribadire che c’é un di più a cui dobbiamo tutti tendere per far crescere la nostra fede nel Signore.
É importante darsi da fare per gli altri, per accoglierli nella nostra casa, nella nostra vita. Marta cerca di esprimere questo a Gesù che si trattiene dalle due sorelle perché é loro amico.
É importante ascoltare la Parola del Maestro lasciando da una parte, per un momento, le faccende domestiche. La dimensione dell’ascolto della Parola si interseca con la nostra vita e diviene essa stessa Parola che abita la vita.
Dobbiamo però fuggire dagli eccessi: quello del fare troppo e quello dell’estraniarsi troppo. Se scegliamo la dimensione della vita quotidiana da fedeli credenti dobbiamo tenere unite le dimensioni dell’accoglienza e dell’operosità verso l’altro con l’accoglienza e l’operosità dell’ascolto della Parola, della preghiera e del silenzio.
La vita spirituale deve diventare vita pratica, concreta. Dobbiamo rendere la Parola concreta nella nostra vita affinché noi stessi ci facciamo Parola. E come fare tutto questo? É Giovanni (1ª Giovanni 4,7-16) che ce lo ricorda in poche righe della sua prima lettera: é l’amore che unisce, ci unisce ai fratelli, ma ci fa rimanere in Lui, nel Padre.
Cosa aspettiamo allora a diventare noi Marta e Maria insieme?

27/07/2016

“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.” (Matteo 13,44-46).
É proprio vero quando scopriamo qualcosa che ha un grande valore per la nostra vita siamo disposti a rinunciare a tutto pur di godere della gioia di poter mantenere dentro di noi quello che abbiamo scoperto.
Gesù spiega così il significato del regno dei cieli ai suoi discepoli. Spiega l’essenza della buona notizia proprio attraverso la gioia dello scoprire un tesoro, una pietra preziosa oppure attraverso la gioia di una pesca molto ricca. Spiega tutto questo con la semplicità delle parabole.
Tutto questo ci fa capire due aspetti importanti della nostra vita di fede: da un lato che dobbiamo sempre ricercare e scoprire la presenza del Signore nella nostra vita; dall’altro che il Signore si fa trovare nelle cose semplici della vita e soprattutto che ci fa gioire di quanto scopriamo.
Cerchiamo in questa giornata il Signore nelle cose semplici, quotidiane, spesso ripetitive. Cerchiamolo nelle relazioni familiari, negli gli amici. Viviamolo là dove c’é il bene, la forza del dono e dell’amore. E alla fine sorridiamo di gioia per la scoperta fatta.